Privacy Policy Amore 14 dietro le quinte del film - Veronica Olivier

Amore
14

By Veronica Olivier

Il viaggio che porta noi giovani, acerbi della vita, alla maturità, non è un processo semplice. Il passaggio all’età matura, è una vera e propria piroetta esistenziale, dove la ricerca d’identità riveste un ruolo fondamentale.

Chi siamo? Cos’è importante per noi? Dove siamo diretti nella vita? Come prendere decisioni importanti? Sono domande che ci poniamo costantemente. 

Il mondo del lavoro ci fa scontrare con la visione della vita che abbiamo acquisito, durante l’età evolutiva trasferita dalla nostra famiglia. 

Nelle prossime righe voglio raccontarvi com’è stata la mia esperienza nel film Amore 14. Quali difficoltà ho incontrato lungo il cammino e cosa ho imparato da questi momenti. 

DIETRO LE QUINTE DI AMORE 14: IL MIO PROVINO

Il progetto di Amore14 è stato inaspettato. Il processo per essere selezionata è durato mesi. Avrò partecipato a una decina di provini incrociati con gli altri attori del cast per vedere se potevamo funzionare insieme. 

La conferma che mi avevano preso arrivò 5 mesi dopo. Il processo di selezione ti insegna la massima del “lasciar andare”. Ovvero:

Una volta fatto il casting, esci da quella stanza e dimenticatene!

Libera la mente e vivi nel presente. Altrimenti ti ritroverai ad avere la mente affollata di pensieri come: “Sarò stata brava abbastanza?”. O: “Avrò interpretato la parte nel modo giusto?” Oppure: “Avrò passato il provino?”.  Il tempo che trascorre diventa il tuo peggior nemico. Ho sentito molti attori passare le loro intere giornate davanti al telefono in attesa di essere chiamati. Un po’ come aspettare la chiamata della persona amata… I secondi si dilatano… e il tempo non passa mai.

AMORE 14 E LA MIA TRASFORMAZIONE IN DONNA

La formazione a scuola e quella sul set contribuiscono a formare un artista. 

Il linguaggio tecnico per comunicare con gli addetti ai lavori. Preparare le scene del giorno. Saper ascoltare e accogliere le esigenze del regista affinché la performance davanti la telecamera sia il risultato combinato tra aspettative ed estro creativo, sono requisiti richiesti su qualsiasi set. 

IL TEATRO, IL SET, LA SCUOLA

Mi sono trovata “catapultata” nel mondo del lavoro con pochi strumenti a disposizione. Non sapevo nulla del linguaggio tecnico usato dagli addetti ai lavori. E di certo non sapevo come muovermi davanti una telecamera. Mi sentivo impacciata, come un pesce fuor d’acqua. 

Il teatro ti da la possibilità di usare lo spazio scenico più liberamente del cinema e avendo studiato recitazione mi sentivo più a mio agio su un palcoscenico. 

Ho imparato che davanti a una camera da presa si ha un “mark”, ovvero un segno a terra. Spesso è un nastro adesivo colorato, che sta a indicare dove i piedi dell’attore devono fermarsi.

Ho dovuto imparare sin da subito che è vietato guardare in camera.

All’inizio era quasi impossibile concentrarmi sulla scena e al contempo ricordarmi di dover guardare un punto preciso così da agevolare un buon montaggio. Quando davanti a te hai, poi, un’intera troupe di persone attente al minimo dettaglio. Una troupe composta da truccatore, parrucchiere e costumista pronti a “tuffarsi” non appena fai qualcosa che può mettere a rischio il lavoro di ore ed ore… capisci che applicare le tecniche di rilassamento risulta difficile.

LE RIPRESE SONO INIZIATE A GIUGNO 2008

E sono terminate ad agosto 2008.  In quei mesi ho vissuto alti e bassi. Trasferirmi a Roma da Latina in un appartamento tutto mio mi ha spinto a diventare più indipendente ma, allo stesso tempo, sentivo la mancanza della mia famiglia. Era il quinto anno delle scuole superiori e stavo preparando gli esami di maturità. Per cui ho dovuto imparare a “incastrare” lo studio durante i momenti liberi e i momenti di pausa sul set, con le riprese e le prove.

Non ero abituata ai ritmi del mondo del lavoro e il mio carattere indomito di diciottenne era un fattore da gestire. E così ho fatto subito i conti con la mia piena fase adolescenziale ribelle.

La mia energia e la voglia di “spaccare il mondo” mi rendevano “difficile”, almeno a detta dei miei genitori.

Ho imparato, infine, ad attenermi a regole sociali, e a fare i conti con le mie emozioni.

Insomma…

Per quanto si possa dire che un attore sia cresciuto a “pane ed emozioni”, dover gestire sé stessi nella vita di tutti i giorni, per un adolescente, è tutt’altra storia.

Il set di Amore 14 mi ha dato la possibilità di usare le emozioni a scopo creativo.

La vita mi ha richiesto una consapevolezza emotiva e sociale che ho dovuto costruire “step by step” e ho imparato che, dopotutto, la recitazione non è nient’altro che la rappresentazione nuda e cruda della vita vissuta.

Quindi ben vengano momenti di disagio, difficoltà, scontro e crescita.

Non c’è cosa più bella che assaporare ogni secondo della nostra crescita. Perché saranno proprio quei momenti, quei dettagli, che coloreranno in modo unico la nostra “tavolozza” artistica di attori.

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